Terapia riabilitativa ortopedica e neurologica
Riabilitazione post operatoria
I protocolli che vengono utilizzati dai nostri fisioterapisti, sono sempre aggiornati ed adattati a secondo delle linee guide più recenti, di maggiore evidenza clinico-scientifica.
In particolare vengono eseguiti protocolli terapeutici per:
SPALLA
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Sindrome del conflitto e patologie della cuffia dei rotatori
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Traumi dell'articolazione Acromion-Clavicolare
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La capsulite adesiva
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Rottura del labbro glenoideo,
lesioni SLAP,laterjet
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COLONNA VERTEBRALE
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Ernia discale cervicale(Discectomia, Laminectomia)
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Ernia discale lombare
(Microdiscectomia) |
Fratture vertebrali
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ANCA
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Protesi totale d'anca
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Fratture del femore ridotte con mezzi di sintesi
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Fratture del bacino
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GINOCCHIO
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Protesi totale di ginocchio
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Ricostruzione del Legamento Crociato Anteriore e menisco
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Condropatia
Femoro Rotulea |
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PIEDE
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Frattura della caviglia ridotta con mezzi di sintesi
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Lesione al Tendine d'Achille
alluce valgo |
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TRATTAMENTI DOMICILIARI
kabat
Negli anni tra il 1946 ed il 1951 è stata completata ed arricchita da due fisioterapiste: Margaret Knott
e Doroty E. Voss. Ha avuto origine dall’osservazione dei movimenti compiuti nello sport e nella danza.
Infatti le prerogative affinché un movimento possa dare, nell’ambito di queste attività, un risultato
qualitativo sono soprattutto l’armonia, la coordinazione, la forza, la velocità e la precisione. Kabat
osservò che i movimenti venivano compiuti seguendo delle linee diagonali rispetto all’asse sagittale del
corpo e che, in questi movimenti diagonali, avveniva una rotazione.Egli dimostrò clinicamente, e ciò, fu
confermato in via sperimentale, da Gellhorn e collaboratori, che i muscoli delle estremità e del tronco
sono raggruppati insieme funzionalmente in schemi specifici composti da movimenti diagonali-spirali che
combinano tra loro flesso-estensioni, abduzione-adduzione e rotazioni. Un singolo muscolo o un movimento
isolato non è praticamente mai usato nel compimento dell’attività volontaria.Una analisi accurata di
questi movimenti rivela che la direzione del movimento non è in linea diretta ma diagonale.Quindi, dalla
grande quantità di combinazioni osservate nei movimenti, Kabat ne’ estrapolò un certo numero
configurandoli in schemi diagonali-spirali che perfezionò ad uso terapeutico e classificò come “schemi
base”.
Questi schemi portano il muscolo da uno stato di massimo allungamento e quindi di farli contrarre secondo
le loro linee di forza migliori, esprimendo così la loro potenza ed armonia, per farli arrivare al massimo
accorciamento. Inoltre si può facilitare la risposta volontaria di un muscolo deficitario per mezzo di uno
“schema “ di tutto un arto posto sotto resistenza. L’eccitazione di un muscolo paralizzato attraverso uno
“schema“ provoca una risposta simile a quella dell’irradiazione dei riflessi.L’ irradiazione, che viene
scatenata dalla resistenza massimale ad un movimento, e’ uno dei fenomeni più importanti che si sfrutta in
questa metodica.La resistenza massimale viene usata quindi ai fini di ottenere una sequenza per
enfatizzare. La sequenza per enfatizzare è quel certo comportamento motorio nel quale il fisioterapista
individua le componenti forti di uno schema, le pone sotto massima resistenza nel punto in cui agiscono
con massima forza e potenza e ne riceve così un’irradiazione per poter stimolare e facilitare la risposta
nelle componenti più deboli dello stesso fulcro o di altri fulcri vicini o lontani.Una volta che il
fisioterapista ha la sensazione di aver scatenato l’irradiazione e di averla pilotata verso le componenti
più deboli, mentre con una mano fissa o fa muovere leggermente le componenti forti contro massima
resistenza, con l’altra facilita le componenti deboli con uno stiramento, con un comando verbale, con una
stimolazione manuale, a cui se possibile si oppone repotenziamento muscolare nell'atleta
INDICATO PER:
Patologie ortopediche
Lesioni selettive muscolari periferiche
Lesioni midollari
Problemi respiratori
Lesioni cerebellari
Emiplegia nell'adulto
Bienfant
Consiste in una serie di manovre che migliorano la circolazione sanguigna e linfatica, sciolgono le contratture muscolari ed attenuano le aderenze tra i muscoli superficiali e quelli profondi. Si può trattare tutto il corpo ma generalmente si esegue sul collo, sulla schiena e sulle gambe. Questa terapia dà ottimi risultati nel trattamento di cervicalgie e lombalgie, diminuisce la rigidità e il dolore per eccessivo stress e attenua i sintomi dell’infiammazione. Oltre ai benefici sul corpo, ha un effetto rilassante migliora l’umore e libera dallo dallo stress
Mobilizzazione sistema nervoso
Mobilizzazione Neurodinamica secondo Butler:
È una tecnica fondata sulla conoscenza approfondita del sistema nervoso centrale e periferico (midollo
spinale, meningi, nervo periferico, tessuto connettivo neurale), sulla neurodinamica e sui meccanismi che
determinano una sensazione dolorosa. Si inserisce all'interno del normale iter riabilitativo aggiungendo
ulteriori punti di vista e possibilità di trattamento.
Nello specifico questa tecnica permette di discriminare le cause sintomatiche di natura
meccanico/infiammatorie da quelle di origine neurogena. Pone come obiettivo la diagnosi e la gestione
terapeutica delle disfunzioni fisiche del Sistema Nervoso, che possono originare da
modificazioni meccaniche e/o sensitive nel sistema stesso e di solito sono associate a modificazioni in
altri tessuti.
Si applica attraverso movimenti selettivi, specifiche posture, trattamento manuale sul decorso del nervo.
Così abbiamo la possibilità di valutare e trattare il sistema nervoso (in particolare la componente
periferica) e le strutture circostanti. A livello pratico sfruttiamo i concetti di messa in tensione, e
scorrimento di parti anatomiche per ottenere a seconda della valutazione i seguenti risultati:
detensione-rilassamento del nervo (molto importante nei casi di dolore cronico). Con i test
neurodinamici si può valutare la capacità di adattamento del Sistema Nervoso al movimento e si
può inoltre capire quanto il Sistema stesso sia sensibilizzato dalle sollecitazioni fisiche e se tali
sollecitazione possono contribuire all’insorgere e al mantenimento di un dolore.
Con delle speciali tecniche è possibile poi intervenire, modificare le caratteristiche alterate e
ripristinare la normale funzionalità del Sistema Nervoso, ottenendo così un miglioramento dei sintomi.
Un trattamento manuale specifico può donare un sollievo definitivo già dopo un paio di sedute, nel caso il dolore sia di origine irritativa secondaria a un problema più a monte di tipo meccanico, risolto o persistente.
Trigger point
Sono definiti Trigger Points (punti grilletto), o siti di iperirritabilità, piccole aree ubicate in
segmenti muscolari e caratterizzati da gruppi di fibre in stato di contrattura persistente, in seguito ad
insulto o danno da sovraccarico. Essi mantengono in tensione e limitano il movimento del muscolo di
appartenenza e possono essere silenti o attivi. Un trigger point può essere attivato da:
•eccessiva massa muscolare
•stress
•trauma o infortunio
•assenza di stretching
•mancato o errato stretching prima dell’attività fisica.
Lo stress assume quasi sempre un ruolo importante sia nello scatenare il sintomo, sia nel perpetuarlo.
L’evidenza clinica del trigger point è il dolore muscolare, continuo o discontinuo, a livello di una o più
sedi muscolari, apparentemente indenni. I punti grilletto vengono definiti, per questo motivo, miofasciali
( “Miofascial trigger points”). Spesso il dolore si accompagna a manifestazioni vegetative come ad esempio
nausea e vomito, oppure a sensazioni di tensione, di rigidità, di facile affaticabilità e di debolezza e/
di ridotta autonomia di movimento.